Villa Caldogno
Nel 1541 Losco Caldogno, aristocratico vicentino e attivo commerciante di seta, ottiene in eredità una corte agricola e numerosi campi
a Caldogno, a pochi chilometri a nord di Vicenza. Legato da stretti vincoli di parentela a committenti palladiani come i Muzani e
successivamente i Godi, con buona probabilità commissionò a Palladio la ristrutturazione della corte agricola. Non si hanno elementi precisi
circa la datazione dell'intervento: è possibile fissare l'inizio dei lavori al 1542, la casa è certamente abitabile nel 1567 e la data "1570" incisa sulla facciata indica probabilmente la fine delle opere di decorazione.
Non esistono prove documentarie della paternità
palladiana della villa, che non è inclusa nei Quattro Libri. La planimetria è molto semplice e le stanze non sono perfettamente proporzionate,
ma molto probabilmente ciò deriva dal riutilizzo di murature preesistenti. In ogni caso, determinanti per un'attribuzione a Palladio risultano
le analogie, soprattutto nel prospetto anteriore, con opere come villa Saraceno o villa Muzani.Nel Seicento una terrazza e due torrette
angolari modificano il prospetto posteriore.
Intorno al 1570 affreschi di Giovanni Antonio Fasolo e di Giovanni Battista Zelotti
nelle due stanze maggiori di sinistra trasformano gli spazi interni in una fastosa scenografia architettonica.
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