Villa Pisani
La realizzazione di villa Pisani a Bagnolo, a partire dal 1542, costituisce per la carriera del giovane Palladio un vero punto di
svolta. I fratelli Vettore, Marco e Daniele Pisani fanno infatti parte dell’élite aristocratica veneziana, con conseguente netto salto di
scala nella committenza palladiana sino ad allora soprattutto vicentina. La vasta tenuta agricola di oltre 1200 campi era di proprietà Pisani
sin dal 1523, e su di essa insisteva una casa dei precedenti proprietari, i vicentini Nogarola, probabilmente assorbita nella nuova
costruzione. Nel 1545 il corpo padronale risulta realizzato, e in una del 1562 è visibile sul fondo del cortile una grande barchessa conclusa
da due colombare, ammirata dal Vasari ma successivamente distrutta e sostituita dall’attuale struttura ottocentesca localizzata sul lato
lungo, estranea al progetto palladiano.
Nel progetto di villa Pisani l’obiettivo di Palladio è ambizioso: realizzare una dimora di
campagna che sia adeguata ai raffinati gusti dei fratelli Pisani e al tempo stesso in grado di offrire una risposta concreta e razionale in
termini di organizzazione di tutto il complesso degli annessi agricoli. Palladio infatti inserisce in un disegno unitario casa padronale,
stalle, barchesse e colombare, vale a dire quegli elementi che nella villa quattrocentesca si affacciavano sull’aia in un disegno casuale,
privo di gerarchie funzionali e formali.
Al tempo stesso, le necessità pratiche della vita agricola sono tradotte in forme inedite,
in un nuovo linguaggio ispirato all’architettura antica. Come un tempio romano, la villa sorge su un alto basamento che dà slancio
all’edificio e accoglie gli ambienti di servizio.
La grande sala centrale a "T" è coperta a botte come gli edifici termali antichi,
riccamente decorata e illuminata da un’ampia finestra termale: uno spazio radicalmente diverso, per dimensioni e qualità formale, dalle sale
delle ville prepalladiane, tradizionalmente più piccole e coperte da un soffitto piano con travi di legno. Una ricca decorazione pittorica ad
affresco, con scene tratte dalle Metamorfosi di Ovidio dovute probabilmente alla mano di Francesco Torbido (1482/84-1561), dialoga con lo
spazio architettonico esaltandone la monumentalità
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